Trascrizione della trasmissione andata in onda il 9 maggio 2017 all'interno della rubrica "Relazione e Benessere" (clicca qui per la versione audio) .
E’ sotto gli occhi di tutti ormai il fatto che il numero di Media a schermo (televisione, tablet, smartphone) disponibili ai bambini sia in aumento esponenziale sia nella quantità a disposizione, sia nella precocità di utilizzo, sia nel tempo trascorso in tali attività… Il fenomeno è talmente importante che ormai da tempo è stato oggetto di studi sempre più numerosi. La Dott.ssa Da Ronch, che ha anche pubblicato una ricerca sugli effetti della TV sul deterioramento cognitivo negli anziani, ci esporrà alcuni di questi risultati per poter attuare delle scelte consapevoli rispetto all’utilizzo di questi mezzi da parte dei nostri figli. Sono vari anni che mi occupo di questo argomento, soprattutto per diffondere a livello di popolazione, ma anche ad altri colleghi, alcune informazioni importanti sul tema dell’influenza dei Media sulla nostra salute, in particolare su quella dei nostri figli. In questi anni ho potuto constatare un aumento sia nell’utilizzo di questi mezzi sia parallelamente un aumento delle ricerche sul loro effetto. Nella comunità scientifica c’è da tempo un certo allarme rispetto a questo ambito, che però forse è meno percepito da parte della popolazione e quindi ritengo sia importante poter dare informazioni accurate e basate su dati scientifici per poter aumentare la consapevolezza rispetto alle nostre scelte. Partiamo con il dire che la maggioranza delle ricerche riguarda la televisione perché è tuttora il mezzo più diffuso e utilizzato più a lungo. L’80% dei ragazzi trai 3 e 20 anni in Italia guardano dalle 2 ore di TV al giorno in su (con percentuali tra il 5 e l’11% di ragazzi che la guardano 5 ore o più) (dati ISTAT 2006). Facciamo due conti semplici: con tale frequenza (per la stima più bassa) in una settimana fanno almeno 14 ore, in un mese non meno di 56 ore… in un anno sono circa 672 ore, ovvero come se trascorressero un mese continuativamente (giorno e notte) davanti al video. Inoltre il 63 percento dei ragazzi tra i 6 e i 20 anni possiede un apparecchio televisivo in camera da letto e circa il 70 percento riporta che la TV è accesa durante i pasti (studio del 2013 condotto dal “movimento genitori”). Qual è il problema riguardo a questi numeri e questi dati? Generalmente l’idea, l’opinione diffusa, è che il guardare la TV non faccia poi male e che se proprio si debba pensare a qualche “lato negativo”, si ritiene che possa non essere del tutto “sano” semplicemente perché è un’attività sedentaria e che ruberebbe tempo ad altre attività, in particolare il movimento. In quest’ottica l’unico problema quindi sarebbe relativo al fattore “sedentarietà” e quindi che possa avere effetti negativi “solo” sul peso o sulla forma fisica dei bambini. Questo è assolutamente vero (e probabilmente comunque più di quanto i genitori si rendano conto): la sedentarietà è un gravissimo problema della nostra società e si è visto che è dannosissima per la nostra salute (sia dei bambini che degli adulti e degli anziani). Le ricerche hanno dimostrato che è lo stare seduti di per sé che fa male, indipendentemente da quanta attività fisica poi si faccia (quindi attenzione anche noi adulti a quanto stiamo seduti durante il giorno!). Si è visto che ci sono delle vere e proprie correlazioni, ovvero rapporti di causa-effetto, tra il numero di ore trascorse quotidianamente a guardare la TV e problemi di salute fisica quali obesità, disturbi metabolici, diabete. Sapete che fino a non molto tempo fa si pensava che il numero di neuroni del nostro cervello fosse fissato dalla nascita e che poi si potevano solo perdere i neuroni con l’invecchiamento? Invece è molto sbagliato e negli ultimi anni la ricerca ha dimostrato che esiste la neurogenesi anche nell’adulto (e nell’anziano) cioè che ogni giorno vengono prodotti nuovi neuroni che servono a mantenere le nostre capacità di memoria per esempio. Questa possibilità del nostro cervello di rinnovarsi viene enormemente facilitata dalla attività fisica e viene invece ridotta dalla sedentarietà e dalla depressione. Detto questo potrei terminare qui perché potrebbe essere più che sufficiente come motivazione per comprendere la necessità di ridurre il tempo di esposizione dei nostri bambini alla TV. Il fatto è che non è solo questo il problema o non sono solo queste le possibili conseguenze negative sulla salute dei nostri bambini.
Le ricerche svolte in questo ambito sono molto varie e quindi hanno esaminato effetti sia a breve che a lungo termine. Per esempio, per quanto riguarda gli effetti immediati, facendo svolgere dei test subito dopo aver guardato 9 minuti di video, oppure dopo aver trascorso lo stesso tempo giocando o leggendo e confrontando i risultati nelle diverse situazioni le capacità cognitive vengono profondamente influenzate in modo negativo dal video! Anche a lungo termine, seguendo per esempio il percorso accademico di gruppi di bambini e ragazzi e confrontando l’andamento a seconda delle quantità di televisione, risulta che quanta più televisione era stata vista, quanto peggio andavano dal punto di vista scolastico. E’ da sottolineare che hanno impostato le ricerche in modo da verificare che sia proprio il tempo trascorso a guardare la televisione ciò che influenza i risultati e non, per esempio, lo status socio-economico della famiglia o altre problematiche, magari di tipo relazionale. Inoltre hanno anche constatato che non si tratta nemmeno che, per esempio, i problemi nei bambini ci siano già a priori e che questo li induca a guardare più televisione. Per esempio si potrebbe pensare che bambini meno interessati alle materie scolastiche o che vadano meno bene a scuola siano in qualche modo demotivati e quindi si dedichino di più alla televisione e per questo risulterebbe l’associazione tra ore di TV e risultati scolastici. Ma le ricerche scientifiche ci dicono che non è così.
Cosa fanno fare invece i media a schermo? Innanzitutto, come abbiamo visto, fanno stare fermi, fanno mantenere lo sguardo fisso davanti a sé per seguire le immagini, implicano una assenza di comunicazione diretta, implicano l’assenza di oggetti fisici con cui interagire, implicano la non necessità di iniziativa. E qui c’è da anticipare che tutto ciò non prende in considerazione i contenuti di quanto visto: il tempo trascorso a guardare la TV ha un’influenza sul cervello indipendentemente da cosa si stia guardando. Poi ci sono contenuti di ciò che si vede, che aggiungono ancora altre valenze, quali per esempio l’aspetto relativo alla violenza o ai contenuti sessuali, e che quindi in qualche modo sono ancor più da evitare. Ma le ricerche sottolineano che è di per sé il tempo trascorso davanti ad un video che ha l’effetto principale. Per capire come mai avvenga ciò, alcuni studi riguardanti il funzionamento cerebrale ci aiutano a capire cosa avviene quando guardiamo un video tramite uno schermo. E’ stato per esempio svolto un esperimento durante il quale i bambini erano posti in due situazioni: in una erano insieme alla mamma che leggeva loro un libro, in un’altra vedevano il video della mamma che leggeva lo stesso libro. Quindi stessa mamma, stesso libro, ma una situazione era in presenza, l’altra tramite video. Hanno quindi confrontato l’attività cerebrale dei bambini nelle due situazioni sperimentali diverse e si è vista una cosa molto interessante. I loro lobi frontali erano molto attivi nella situazione in presenza della mamma, mentre riducevano drasticamente la loro attività nella situazione “video”. Cosa significa questo? Innanzitutto cosa sono e a cosa servono i lobi frontali? I lobi frontali del cervello, posti come dice il nome, a livello della zona della fronte, sono il nostro “centro decisionale”, la parte del nostro cervello deputata ad organizzare le nostre azioni, a prendere decisioni, sono la sede della cosiddetta funzione esecutiva, ovvero la capacità di svolgere in sequenza alcune azioni, nonché la sede della capacità di ritardare la gratificazione. Considerando quanto il cervello dei bambini sia plastico, ovvero si plasmi a seconda delle esperienze, a seconda di ciò che si fa quotidianamente, se pensiamo che i nostri bambini si allenano per 2-3-4 ore o anche di più, a “spegnere” i propri lobi frontali, ovvero il loro centro decisionale, si possono comprendere i risultati relativi alle difficoltà di attenzione, di comportamento, e anche alle difficoltà scolastiche (in primis relative alla matematica). Tra l’altro questo esperimento ci spiega anche perché abbiamo l’illusione che guardare la TV sia un’attività riposante. Il nostro cervello per funzionare ha bisogno di moltissima energia sotto forma di zuccheri (prende circa il un quinto della gittata cardiaca, mentre pesa mediamente 1 cinquantesimo del nostro corpo!). La selezione naturale ci ha predisposti ha limitare il più possibile tale consumo. Quindi se una situazione riduce il consumo di zuccheri nel cervello per noi è soggettivamente piacevole. Il problema è che, allo stesso tempo, meno si utilizza una determinata funzione del nostro cervello meno essa poi sarà efficiente. Se questa situazione nelle condizioni di vita primitiva permette una maggior sopravvivenza, nel nostro mondo risparmiare le calorie cerebrali di fatto conduce solo ad una minor efficienza del cervello stesso. La metafora più semplice può essere con l’allenamento muscolare: se io non muovo il braccio per un certo tempo (per esempio perché è ingessato per una frattura), il muscolo si atrofizzerà e mi ci vorrà del tempo per recuperarne la funzione. Il nostro cervello funziona in modo simile: più utilizzo una funzione (es mi alleno la memoria imparando poesie) più quella funzione sarà allenata ed efficace; meno utilizzo una funzione, meno sarà efficiente. Se mi alleno a spegnere i lobi frontali per svariate ore al giorno, il loro funzionamento sarà meno efficiente e quindi le relative funzioni, programmazione dell’azione, ritardo della gratificazione, ragionamento etc, saranno compromesse.
Lo stesso vale anche per scene che implichino contenuti sessuali. Queste infatti sono state correlate con l’inizio più precoce di attività sessuale negli adolescenti che avevano assistito a un maggior numero di programmi con contenuti di tipo sessuale, rispetto a ragazzi che ne avevano visti di meno. Anche i cartoni animati, che quindi sarebbero progettati per bambini, se includono scene di violenza, o anche se hanno un ritmo troppo rapido nel cambio di scene, di movimenti eccetera, possono portare a violenza/aggressività e disturbi dell’attenzione. Giusto per fare degli esempi, in uno studio era considerato come cartone “violento” Scooby-Doo, e come cartone con scene troppo rapide e irrealistiche “Sponge-Bob”. Meno dannosi in tal senso sono quindi i programmi specifici per bambini, con andamento lento e con contenuti che rappresentino proposte positive, come per esempio atti di altruismo, o relazioni tra i personaggi rispettose e affettuose, perché poi questi vengono riproposti con più probabilità dai bambini. Attenzione però ai programmi che vengono spacciati come “educativi” (tipicamente “Baby Einstein” o altri), per esempio per imparare a leggere o a contare etc perché si è visto che non hanno nessuna efficacia in tal senso. Possono anch’essi essere meno dannosi (perché sono a ritmo più lento, e non hanno contenuti nocivi) ma non fanno imparare nulla di nuovo al bambino. Quindi se ci si aspetta che lasciando i bambini davanti al video possano imparare cose nuove purtroppo non è così. La cosa interessante è che si è visto che però se la visione di questi video avviene insieme ad un genitore che commenta, racconta, quindi interagisce con il bambino, un certo apprendimento si verifica… ma attenzione: se le stesse cose vengono insegnate dai genitori senza video l’apprendimento è ancora maggiore! Ancora una volta si ribadisce come sia l’esperienza concreta, diretta e in interazione che può aiutare il bambino a svilupparsi. C’è poi chi dice “vabbè è accesa, ma nessuno la guarda”. Ebbene, anche la TV accesa nel sottofondo può portare a conseguenze negative, perché i bambini non possono svolgere attività in multitasking (e nemmeno gli adulti!), pertanto se per esempio stanno giocando, si interromperanno ripetutamente per guardare le scene, oppure se stanno facendo i compiti, si distrarranno costantemente, con risultati ovviamente non positivi per il loro sviluppo. Quindi la TV va eventualmente accesa solo quando si decide di accenderla e per tempi e programmi stabiliti. Meglio ancora utilizzando DVD che quindi evitano l’invadenza della pubblicità.
Sia nel caso della TV che degli altri media elettronici non si tratta di demonizzare uno strumento di per sé, ma di avere maggiore consapevolezza degli eventuali rischi e quindi farne un uso più ragionato.
1. Evitare la TV e media a schermo al di sotto dei 2 anni di età; come abbiamo visto il cervello dei bambini è estremamente plastico, e soprattutto a quella età 2. Mantenere il tempo totale di schermo al di sotto delle 2 ore al giorno e non regolarmente; quindi incluse TV, tablet, smartphone, videogiochi 3. NO a TV e altri media a schermo in camera da letto dei bambini e ragazzi; perché altrimenti non è possibile monitorare quanto e cosa guardano - un altro problema frequente è legato all’alterazione dei ritmi sonno-veglia che possono avvenire a causa della luce ma anche dell’attivazione che questi mezzi provocano, pertanto è importante assicurarsi che non vengano utilizzati nelle 2 ore prima del momento di andare a dormire 4. NO alla TV e mezzi a schermo durante i pasti; innanzitutto perché nuoce al processo digestivo, non consente la possibilità di ascoltarsi e quindi di rendersi conto di quanto si sta mangiando con il rischio di mangiare di più del necessario; inoltre blocca completamente qualsiasi possibilità di comunicazione tra le persone quando magari i pasti possono essere il momento di condivisione in famiglia degli eventi della giornata etc. 5. Preferire altre attività alla TV, ma se proprio lo si vuole fare, guardare programmi che siano adeguati all’età e comunque insieme ai bambini commentando quello che succede; come abbiamo visto la presenza dei genitori modera un po’ gli effetti negativi del guardare la TV, quindi è importante la loro presenza e monitoraggio attivo 6. Monitorare i contenuti accessibili tramite tablet e smartphone e impostare i controlli parentali sulle ricerche in internet; ricordiamoci che tramite internet i bambini e i ragazzi possono avere accesso a contenuti anche molto disturbanti per loro ed è importante difenderli da tali rischi 7. Stabilire tali regole precise e condivise sull’utilizzo dei mezzi anche spiegando il perché di tali regole, e farle rispettare; non abbiamo paura di stabilire delle regole, i bambini e i ragazzi ne hanno bisogno e se poi gli si spiegano le motivazioni si può avere fiducia che siano loro stessi a rendersi conto di tale necessità e non lo sentiranno come un’imposizione. 8. Dare il buon esempio: ricordiamoci che noi per primi dobbiamo indicare i comportamenti più adeguati perché i bambini ci prendono a modello; quando siamo con i nostri figli spegniamo la TV e i cellulari e dedichiamoci alla relazione con loro; limitiamo anche il nostro tempo alla TV, ne beneficerà anche la nostra salute. (Molto meglio eventualmente fare come i nostri ascoltatori che utilizzano la radio per informarsi). Concludendo darei un’informazione interessante: sapete quanti IPad e IPhone avevano i figli di Steve Jobs? Nessuno.
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